Perchè un gatto domestico va a caccia?

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gatto a caccia

I gatti: cacciatori per DNA

Perchè un gatto domestico va a caccia?

Per rispondere a questa domanda affrontiamo una delle motivazioni prevalenti del gatto, se non la più importante: la motivazione predatoria.

Si tratta di un istinto innato che determina e condiziona tutta la vita del gatto, sia esso un gatto randagio sia esso un gatto domestico. Come tutte le motivazioni feline esse fanno parte del patrimonio genetico e pertanto sono caratteristiche ereditarie e proprie della specie animale – gatto, la cosiddetta filogenesi.

I gatti selvatici ed i gatti randagi esprimono la loro motivazione predatoria essenzialmente allo scopo di procacciarsi il cibo e dunque per la loro stessa sopravvivenza. Se poi ci sono cuccioli, andare a caccia vuol dire sfamare anche la prole e dunque assicurarsi la sopravvivenza della propria stirpe.

Ma allora, perchè nonostante la ciotola sia sempre piena di croccantini o di buon umido profumato, un gatto domestico a cui è data la possibilità di uscire, va regolarmente a caccia?
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Gatto e preda

Perche?

I nostri gatti, sono animali dolcissimi ma, proprio per la loro natura, sono anche dei cacciatori nati! Se ne hanno la possibilità eccoli che osano regolarmente tornare a casa con topi, insetti e uccelli semivivi. Una situazione sicuramente bella ed appagante per loro ma non così entusiasmante per te e per quella preda…

I nostri gatti domestici sono cacciatori naturalmente opportunisti: sono dotati, come sappiamo, di artigli affilati come rasoi e hanno un udito super affilato. Indipendentemente dal fatto che siano affamati o meno, il loro istinto di caccia verrà fuori al minimo rumore nell’erba o alla vista di un oggetto in movimento nelle immediate vicinanze.

Sebbene non sempre abbiano così tanto successo nei loro sforzi, vediamo spesso i nostri gatti tornare a casa con il loro bottino. La casa è il loro ambiente sicuro dove possono liberare la preda e continuare a mangiarla o meno.  Naturalmente di solito questo non accade proprio perchè il gatto domestico caccia per istinto e non per fame.

E’ un regalo?

No, purtroppo no, anche se a molti proprietari e anche a qualche studioso piace pensarla così.

L’idea che il nostro gatto si sia messo ad inseguire il topolino o l’insetto con l’intenzione di donarci il suo trofeo di caccia è sicuramente un’ipotesi appagante che soddisfa il nostro ego, ma moltissimi studi hanno scartato questa ipotesi.

I gatti, oltre che predatori sono anche solitari: in natura cacciano individualmente e molto raramente dividono le loro prede con i consimili, eccezion fatta se ci sono dei piccoli da sfamare. L’istinto di sopravvivenza e di conservazione della specie è molto alto fra i gatti selvatici o fra i gatti randagi per cui il cibo non si divide con nessuno, ovviamente…

Se poi aggiungiamo che, in natura, il gatto mette in atto almeno 40 battute di caccia al giorno, per procurarsi i 12-15 pasti al giorno circa (mangiano dunque poco e spesso a causa del metabolismo accelerato), si comprende meglio perchè il gatto non ami dividere i suoi “sudati” pasti con altri gatti.

Tuttavia l’idea che sia un regalo per noi, per ringraziarci o per dimostrarci il loro affetto è sicuramente un’idea affascinante e suggestiva.

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gatto con preda

E’ un insegnamento?

Probabilmente non si tratta nemmeno di un residuo del comportamento materno.

Si è visto e studiato che durante la fase di crescita ed apprendimento dei micini la mamma porta una preda catturata dapprima morta poi mezza viva nel nido in modo che i gattini possano imparare come catturarle e ucciderle al meglio.

E’ in questa fase che mamma-gatta si comporta da vero e proprio tutor “spiegando” ai suoi micini, come fare per acchiappare, arpionare, mantenere ferma e uccidere con il morso letale la preda; un insegnamento importante e fondamentale per la successiva sopravvivenza dei micini stessi.

Anche questa meravigliosa idea che il nostro gatto ci faccia da mamma e ci voglia insegnare a cacciare, in quanto ci reputa cacciatori poco abili, può soddisfare il nostro ego, ma quasi certamente non è questo il motivo.

E dunque, perchè un gatto domestico va a caccia?

Ma allora qual è il vero motivo per cui porta a casa la preda? I gatti cacciano nei loro territori di caccia che sono più o meno vasti, a seconda delle abilità del gatto stesso, ma mangiano dove si sentono abbastanza sicuri. Non ci dimentichiamo, infatti, che, in natura il gatto è un predatore ma è anche soprattutto una preda.

I gatti domestici portano dunque a casa la preda, ma non la mangeranno perché, naturalmente, non hanno fame. Ricevono già abbastanza cibo e sanno di poter contare sul cibo a disposizione anche per i giorni futuri. Tuttavia, i gatti continuano a cacciare che abbiano fame o meno. Sono e rimangono cacciatori opportunisti che coglieranno ogni opportunità per catturare prede, indipendentemente dalla loro fame.

Inoltre il rituale predatorio, ossia tutta la sequenza che va dall’appostamento, all’agguato, all’inseguimento, e alla cattura finale soddisfano e gratificano la motivazione predatoria del gatto, indipendentemente dal consumare il pasto vero e proprio.

Si tratta dunque di soddisfare una delle motivazioni feline più importanti e fondamentali per il benessere del gatto: l’appagamento e la soddisfazione di poter esprimere la loro vera natura libera la dopamina, l’ormone della motivazione e del piacere e rilascia soddisfazione ed appagamento, condizioni in cui si realizza il vero benessere o wellbeing del gatto Da Welfare a Wellbeing

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Gatto in modalità caccia

Si può impedire al gatto di cacciare?

Naturalmente, noi animalisti, siamo dispiaciuti al solo pensiero che il nostro gatto possa uccidere un altro essere vivente, soprattutto se, questa scelta, non è dettata da motivazioni valide che giustifichino tale comportamento.

Ma il gatto fa quello che fa seguendo semplicemente il suo istinto, quindi, secondo me, non può “disimparare”.

Personalmente, inoltre, sono contraria a tutte quelle soluzioni che ci sono sul mercato per limitare le capacità di caccia del gatto. Mi riferisco principalmente ad appendere un campanello al collo del nostro gatto.

La motivazione alla base di questa scelta, per me abbastanza scellerata, è che il rumore del campanello dovrebbe mettere in allerta la potenziale preda, dandogli così la possibilità di mettersi in fuga.

Ritengo che questo rumore continuo del campanello che suona ad ogni movimento del gatto, che stia cacciando o meno, sia a lungo andare deleterio e fastidioso. Inoltre bisognerebbe assicurarsi di utilizzare almeno un collare sicuro che si allunghi o che abbia un blocco di sicurezza che possa aprirsi immediatamente nel caso in cui il collare si dovesse malauguratamente impigliare.

Ma al rumore continuo, fastidioso ed irritante del campanello aggiungo anche e soprattutto la frustrazione, la delusione e l’insoddisfazione di un gatto i cui tentativi di esprimere la sua motivazione innata non vanno mai a buon fine.

Tutto questo a lungo andare può diventare talmente negativo da provocare uno stress continuo e cronico, con un peggioramento della qualità della vita del gatto stesso.

Allora, che fare?

Quello che si potrebbe fare è fornire posti sicuri ad es nel proprio giardino, dove il gatto può liberamente giocare, mettersi alla prova, fare battute di caccia al fine di accrescere la sua fiducia e possibilmente abituarsi a lasciare la sua preda alle spalle. Si tratta, ad esempio, di inserire casette da giardino e/o barriere visive sufficienti come siepi, fioriere, contenitori di ciocchi di legno impilati, ecc.

Altrettanto efficiente può essere il coprifuoco ossia impedire al proprio gatto di uscire al crepuscolo, orari in cui anche il gatto più sedentario si attiva. Stabilire con il gatto una routine coerente, ossia lasciarlo libero di giorno di esprimere la sua motivazione predatoria, con i suoi rituali e la sua soddisfazione intrinseca, lasciarlo libero di accrescere la sua autostima ma allo stesso tempo abituarlo a stare in casa in determinati orari si rivela sicuramente più efficace di qualsiasi rimprovero, inibizione o divieto.

Inoltre, il consiglio migliore che mi sento di suggerire è quello di giocare molto con il vostro gatto, sia all’interno della propria casa sia all’esterno se si ha la fortuna di poter vivere con uno spazio esterno.

Il gioco è una forma di apprendimento molto efficace e consente di dare libero sfogo alle motivazioni del gatto, compresa dunque anche la motivazione predatoria sia di instaurare una relazione appagante tra proprietario e gatto.

Bisognerebbe giocare con canne lunghe alla cui estremità ci sono piumini, topolini finti, cordicelle, pon pon, ecc in modo che il gatto possa soddisfare in larga misura le sue esigenze di caccia.

Il gioco migliore consiste nel rappresentare i momenti di caccia più impegnativi  di una battuta di caccia, esattamente come farebbe il gatto in natura da solo.

Il momento migliore, come già detto è durante il crepuscolo, soprattutto prima di andare a dormire, rispettando i tempi ed i modi del gatto. Quindi occorre replicare il momento dell’appostamento, muovere dapprima lentamente la canna, nascondere il topolino finto legato all’estremità dietro un mobile o una fioriera, farglielo acchiappare con le unghie e con i denti e alla fine premiarlo con un bocconcino goloso così da portare a termine con soddisfazione tutta la sessione di gioco.

Non c’è alcun pericolo di suscitare ancora di più la motivazione predatoria rendendo magari più aggressivo il proprio gatto; tanto l’istinto è lì e, al contrario, più lo si tira fuori, meno il gatto deve esprimerlo su altre prede viventi, avendo già ampiamente soddisfatto una delle sue caratteristiche innate più importanti.

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Gatto e soddisfazione